Coronavirus e la capacità di “usare la testa”​!

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Coronavirus e la capacità di “usare la testa”​!

Sta accadendo qualcosa di unico e drammatico allo stesso tempo.

Quello che mi stupisce non sono le paure o il panico, perché trovo comprensibile assistere a emozioni forti e irrazionali, ma l’incapacità di tante persone di “usare la testa”.

Questo è ciò che mi ha sempre lasciato perplesso nei comportamenti osservati in azienda e che continua a lasciarmi stupefatto anche nei comportamenti che osservo davanti all’emergenza del coronavirus.

Faccio un semplice esempio.

Stamattina sono stato presso una delle principali farmacie di Milano, sia per nome che per importanza e dimensioni.

Inizialmente tutto mi ha impressionato in positivo.

Si entrava uno alla volta e davanti alla farmacia c’era una fila di persone tutte distanti circa un metro e mezzo l’una dall’altra.

Ho avvertito un senso di sicurezza e anche un po’ di orgoglio per questa Milano che reagisce alle disposizioni di sicurezza con disciplina e senza eccessive lamentele.

Una volta dentro, tutti i farmacisti erano dotati di mascherina e ci servivano a grande distanza gli uni dagli altri.

Le mie impressioni positive sono cresciute ulteriormente.

Ho richiesto il prodotto di cui avevo bisogno e, al momento di pagare con il bancomat, mi è stato chiesto di digitare il pin sulla apposita macchinetta, la stessa che l’acquirente precedente aveva appena utilizzato, senza che fosse stata disinfettata o che mi avessero chiesto di mettere dei guanti.

 

Ecco, io da una farmacia in generale, a maggior ragione da quella farmacia così importante, mi aspetto che si “usi meglio la testa”.

A cosa servono i decreti ministeriali, le zone rosse, le file a un metro di distanza, le mascherine, ecc. se poi fai digitare i pin a tutte le persone senza disinfettare i tasti?

Possibile che nessuno dei farmacisti ci abbia pensato?

 

Ecco, uno dei problemi che riscontro nelle aziende è proprio l’incapacità di tante persone di usare la testa, di pensare, di non limitarsi a eseguire ordini e disposizioni ma chiedersi come risolvere il problema, domandarsi se c’è qualcosa di più o di meglio da fare.

La stessa incapacità che ho osservato in quella farmacia.

Non è altro che la stessa cosa, come già detto in un precedente mio articolo, che riscontro quando le aziende fanno sforzi immensi per creare bellissimi piani di welfare per motivare le persone, oppure organizzano costosi momenti di team building. In molte di queste aziende lo fanno senza chiedersi se le persone siano soddisfatte o meno del loro lavoro, senza domandarsi se i comportamenti in azienda “calpestano” i valori delle persone, senza interrogarsi come sia la relazione che il manager ha costruito con i propri collaboratori, senza interessarsi del grado di fiducia nei loro confronti da parte dello stesso, e senza interessarsi se le persone si sentono utili, considerate, apprezzate e rispettate.

Ma io sono certo che un giorno impareremo a “usare la testa” meglio.

Nel frattempo, stiamo pure a distanza gli uni dagli altri, entriamo uno alla volta nelle aree bancomat di tutte le banche, mettiamoci le mascherine e digitiamo i tasti in bella compagnia!

 

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