Il manager “pluralis maiestatis”​

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Il manager “pluralis maiestatis”​

Noto che molti manager utilizzano sempre più la prima persona plurale, quasi come una forma di pluralis maiestatis.

Quando si tratta di parlare a nome dell’azienda o della squadra trovo questa modalità un’ottima maniera di coinvolgere tutti, incitando e lasciando intendere che ciascuno darà il proprio contributo e svolgerà la sua parte: “Dobbiamo raggiungere questo obiettivo”, “Vogliamo vincere questa sfida”, “Dobbiamo servire meglio il cliente”, ecc.

Fantastico! Il significato è chiaro e l’effetto pure: siamo tutti sulla stessa barca; vinciamo e perdiamo insieme!

Ma ultimamente diversi manager utilizzano molto la prima persona plurale anche per dare comandi e ordini: “Facciamo questo…”, “Dobbiamo focalizzarci di più su…”, “Telefoniamo a…”, e così via.

Chi ascolta e chi riceve l’ordine trasmesso con questa modalità spesso rimane irritato da questa espressione che, nel suo essere apparentemente politically correct, in realtà significa: “Fai questo…”, “Devi focalizzarti di più su…”, “Telefona a…”, ecc.

Il fastidio provocato da questo schema di comunicazione deriva dal fatto che, in questo caso, non c’è una condivisione delle azioni e dei contributi in cui il manager svolge la sua parte e il collaboratore ne agisce un’altra; qui si tratta chiaramente di un comando e chi deve agire è quasi sempre solo il collaboratore.

Io credo che serva maggiore autorevolezza e coraggio da parte del manager nel trasmettere apertamente un ordine, comunicandolo in modo chiaro: “Io penso che tu debba fare questo”.

E’ un po’ come ciò che succede con il feedback: spesso il manager lo scansa ed evita per mancanza di autorevolezza e coraggio, con il risultato disastroso di girare intorno senza essere diretto oppure addirittura non dandolo proprio, alimentando in questo modo false aspettative da parte dei collaboratori.

Troppi manager oggi non hanno la giusta risolutezza e agiscono con modalità apparentemente “democratiche” ma poco autorevoli, con l’effetto di irritare le persone del proprio team le quali si trovano di fronte “lupi travestiti da pecore”.

Inoltre, il comando dovrebbe essere dato possibilmente cercando la condivisione: “Cosa ne pensi? Sei d’accordo? Ti sembra una cosa giusta da fare?”.

E con gentilezza e rispetto: “Bene, puoi allora, per favore, fare questo?”. Già, ho citato “per favore”; perché il manager che pensa che tutto sia dovuto non va molto lontano in termini di consenso, leadership e quindi di collaborazione ricevuta dalle proprie persone.

E non sarà certo il pluralis maiestatis a renderlo autorevole!

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