Cosa c’entra HR con i polli da batteria?

chicken-gcb21931ca_1920
articoli

Cosa c’entra HR con i polli da batteria?

Sto assistendo a un nuovo fenomeno che si sta diffondendo in molte aziende “all’avanguardia”.

Postazioni di lavoro molto strette, una a fianco all’altra, separate da divisori che impediscono di vedere i colleghi e isolano le persone, le quali sono costrette a lavorare indossando cuffie per poter interagire telefonicamente, concentrarsi e non essere disturbate dal rumore assordante dell’open space. A volte le persone lavorano dentro spazi senza finestre, respirando solo aria “in scatola” e potendo usufruire solo di illuminazione artificiale per tutta la giornata.

Quando entri in questi ambienti di lavoro fai fatica a non pensare ai “polli da batteria”.

L’impressione è che il layout tipico dei Call Center stia diventando lo standard nella maggior parte degli ambienti lavorativi. Sembra quasi che chi decide gli spazi non abbia svolto un’analisi preventiva del tipo di lavoro che le persone devono svolgere e del tipo di relazioni e meccanismi operativi necessari (riunioni, team working, interazioni riservate, ecc.).

Ciò che mi sorprende è che, allo stesso tempo, molte di queste aziende, proprio perché “all’avanguardia”, sono molto attive in ambito welfare aziendale, pensando al “benessere” dei propri dipendenti e offrendo alle loro persone la possibilità di scegliere tra tanti benefits presenti nelle moderne e attrezzate piattaforme digitali.

I dipendenti hanno la possibilità di scegliere tra asili nido, palestre, corsi di yoga e benefits di ogni genere. Peccato che poi sono relegati in questi spazi.

Certo, le persone di molte di queste aziende hanno la possibilità di svolgere, in alcune giornate, lo smart working o il cosiddetto lavoro agile. Scelto da tante persone per gestire al meglio il proprio equilibrio vita/lavoro, ma, ho scoperto, scelto da molte altre anche per non sentirsi numeri, per respirare aria naturale e non sentirsi “polli da batteria”.

In alcuni di questi uffici ormai non esiste più la postazione fissa, pertanto si assiste a una transumanza perenne di persone da un open space all’altro, con sottobraccio pc, caricabatterie (coraggio, tra poco tutto sarà totalmente wireless), smartphone e cuffie in testa.

Inizialmente pensavo che fossero le generazioni meno giovani quelle più sofferenti, perché ancora nostalgiche di quando avevano diritto al loro ufficio, al loro spazio dedicato, alla possibilità di ornare la propria postazione con una pianta, con la foto dei propri cari o con le cartoline delle vacanze ormai lontane nel tempo. Ma inaspettatamente mi sto rendendo conto che anche le giovani generazioni e i cosiddetti “millenials” soffrono il rumore, l’assenza della privacy e di uno spazio riservato dove poter concentrarsi e, magari, pensare.

Mi viene spontaneo chiedermi:

siamo sicuri che il layout degli uffici non abbia impatto positivo o negativo sulla motivazione e sull’engagement delle persone?

Siamo sicuri che le postazioni da “polli da batteria” facciano employer branding?

Siamo sicuri che, prima della palestra o del corso di zumba, le persone non vogliano un buon ambiente di lavoro inteso anche come postazione di lavoro e facilities?

Siamo sicuri che la “smartitudine” o l’agilità di questo lavoro non sia soltanto una questione di mera cost reduction?

Io sono convinto che oggi più che mai la definizione del layout degli uffici e delle postazioni di lavoro sia una responsabilità della direzione HR, perché l’impatto e le conseguenze sulla motivazione e la produttività delle persone diventa inevitabilmente un problema HR.

Forse, però, sto esagerando, perché ho omesso di dire che molti dei “polli da batteria”, in alcune di queste aziende hanno la possibilità di usufruire di ampi spazi arredati con comode poltrone e possono anche svagarsi con bellissimi tavoli da ping pong o attraenti e stilizzati bigliardini. Tra l’altro è curioso come si “scimmiotti” il modello culturale “Silicon Valley” senza un’adeguata cultura comportamentale.

Infatti, in Italia, questi spazi sono rigorosamente vuoti durante l’orario di lavoro, perché sennò “i miei capi pensano che io sia uno sfaticato!”.

 

Articolo pubblicato su Linkedin

css.php
Lista desideri 0
Apri la Lista desideri Continua lo shopping