Covid, smart working e curriculum vitae

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Covid, smart working e curriculum vitae

“Aggiorna il tuo CV ogni sei mesi. Se dall’ultimo aggiornamento scopri che non hai niente di nuovo da scrivere, questo è un campanello d’allarme. Se dopo altri sei mesi continui a non avere niente di significativo da scrivere, questo è il segnale che stai diventando “obsoleto” e devi assolutamente cambiare qualcosa”.

Ho sempre seguito questo “mantra” a livello lavorativo e nel tempo l’ho trasformato in un consiglio utile a salvaguardare la crescita professionale e l’employability delle persone.

Oggi mi pongo alcune domande in relazione al Covid e all’attività forzata di lavoro da remoto.

Quante sono le persone che hanno l’opportunità di aggiornare in modo significativo il proprio curriculum vitae al termine di questa prima metà del 2020?

Quanto i giovani hanno beneficiato in termini di apprendimento e crescita professionale lavorando da casa?

Questi ultimi, ad esempio, credo siano stati e rischiano di essere le “vittime” maggiori in termini di “impoverimento” o “non accelerazione” della professionalità. Quante occasioni di apprendimento hanno avuto lavorando da remoto senza la possibilità di affiancarsi a persone più senior, senza osservare comportamenti, dinamiche e tipiche situazioni del mondo del lavoro, senza inserirsi in sinergie e interazioni di lavoro di squadra?

Quanti sono i giovani che sono stati lasciati allo sbaraglio dai propri capi, incapaci loro stessi di lavorare a distanza? E quanti tra questi giovani si dimostrano curiosi e si stanno dando da fare per operare un salto di qualità o per limitare questi “danni” e quanti invece hanno un atteggiamento “arrendevole”?

Certo, ci sono anche le eccezioni. I più “smart”, non soltanto saranno stati più “digitali”, confidenti e veloci in termini di connessione e uso delle tecnologie, ma avranno appreso anche capacità di pianificazione, di organizzazione e di autonomia, nonché capacità di interagire a distanza e di sviluppare assertività, comunicazione ed empatia via telefono e via video.

Ma quanti giovani si trovano in questa condizione? Di che percentuale stiamo parlando?

Per non parlare dei meno giovani: quanti sono cresciuti davvero durante questi mesi?Almeno qualche manager e qualche HR potrà aggiornare il proprio CV inserendo la guida o la gestione organizzativa della attività di change management della pandemia e del periodo post-lockdown.

Mi rendo conto che il lockdown e il lavoro da remoto non abbiano frenato soltanto l’economia mondiale ma anche la crescita professionale delle persone. Temo ci sia stata una brusca battuta d’arresto anche da questo punto di vista.

E adesso che succederà nei prossimi sei mesi?

Quante sono le aziende che stanno frenando e contenendo ogni investimento in sviluppo e formazione delle persone?

Quante sono le aziende che continueranno a lavorare da casa almeno fino a settembre senza insegnare ai manager e alle persone a fare vero smart working?

Quante sono le aziende e i manager consapevoli della responsabilità sociale che hanno nei confronti dei loro team anche in termini di salvaguardia della professionalità e dell’employability delle persone?

La gestione e lo sviluppo delle persone si fa in modo responsabile.

 

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