Le aziende oggi sono pienamente coinvolte nella sfida della digital transformation.

Un fattore di successo è rappresentato dal ruolo del Manager, fondamentale per affrontare questo importante cambiamento tecnologico e culturale.

Il Manager non deve essere necessariamente un esperto digitale, ma deve essere prima di tutto aperto, sensibile e curioso di fronte alle infinite opportunità offerte dalla digital transformation, e soprattutto ha il dovere e la responsabilità di facilitarla e renderla concreta ed efficace.

Per far ciò il Manager deve potenziare le sue capacità in ambito di diversity & inclusion. Vi tranquillizzo subito: non stiamo parlando né di genere, né di religione, né di orientamento sessuale, né di razza e nemmeno di categorie deboli.

Diversity perché il Manager deve saper lavorare con persone di generazioni, culture ed esperienze differenti che hanno sensibilità e velocità di apprendimento nell’ambito digital molto diverse. E ogni giorno in azienda queste differenze aumentano sempre più per molteplici ragioni.

Inclusion perché il Manager deve saper integrare e mettere in sinergia queste diversità in modo efficace affinché emergano risultati concreti. Infatti, il termine inclusione in azienda non significa semplicemente includere persone diverse nel team, ma farle lavorare insieme, metterle in sinergia, valorizzare i punti di forza di ognuno per ottenere risultati.

Il Manager deve quindi essere bravo a creare stretta collaborazione tra i collaboratori esperti di digitale da una parte e i collaboratori che hanno maturato esperienza importante e conoscenza delle logiche del business dall’altra parte. In molti casi queste competenze sono distribuite in azienda tra persone di generazione diversa, di cultura dissimile, di livelli di esperienza differenti e di attitudini e velocità di apprendimento diverse.

In concreto, il Manager deve mettere il collaboratore esperto di digitale in condizione di interagire in modo efficace e di lavorare insieme con il collaboratore che ha maggiore esperienza e conoscenza del business dell’azienda; e viceversa.

Il Manager dovrà quindi fare in modo che il primo collaboratore abbia l’umiltà, la voglia e la disponibilità di ascoltare e fare tesoro dell’esperienza, e quindi anche dei contenuti, che possono arrivare dai colleghi di anzianità e generazione differente, e al contempo, fare in modo che il secondo collaboratore abbia l’umiltà, la voglia e la disponibilità di affidarsi a chi è più veloce e più competente dal punto di vista dell’innovazione tecnica e, in molti casi, più creativo e flessibile.

In buona parte dei casi si tratta di integrare generazioni diverse (baby boomers, generazione x, millenials…) e farle lavorare insieme in modo efficace.

Questo deve avvenire minimizzando invidie, gelosie, paure, pregiudizi, resistenze al cambiamento e alla collaborazione tipiche della gestione della diversità tra le risorse umane. Tutto ciò purtroppo non avviene spontaneamente in azienda rischiando di generare sprechi e perdita di opportunità e, in tal senso, il ruolo del Manager risulta centrale.

Dal mio osservatorio emerge sempre più che il digitale richiede, paradossalmente, una capacità di comprensione dell’essere umano e delle relazioni superiore. Si pensi anche a tutto il mondo dei social network che ha rivoluzionato il modo di comunicare, interagire, dare feedback e riconoscimenti, e a quanto questo aspetto sia delicato in azienda.

Con la sfida della digital transformation il Manager deve trasformare e affinare le sue capacità di people management diventando sempre più sensibile agli aspetti “human” della gestione delle risorse umane.

Questo significa sentire forte non solo la responsabilità personale ma anche una responsabilità sociale, perché il Manager è chiamato a essere un facilitatore della diversity & inclusion per permettere la sinergia e la collaborazione tra le persone e per cogliere le occasioni che la digital transformation offre e facilitare il successo dell’azienda nella grande competizione del mercato.

Per fare ciò il Manager deve essere il primo a mettersi in gioco e in trasformazione. Quanto i Manager e le aziende sono pronte da questo punto di vista?

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