Il wellbeing genera demotivazione?

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Il wellbeing genera demotivazione?

Lo so, lo so, … tranquillizzatevi …. è solo una provocazione! O meglio, più che una provocazione si tratta di una riflessione che invito a fare e di cui mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

Negli ultimi tempi ho parlato con aziende che stanno progettando attività e iniziative meravigliose in tema di wellbeing per i propri dipendenti.

Mi raccontano di ricchi pacchetti, mi mostrano i straordinari portali e le app user-friendly che sono sempre più stupefacenti.

A ben vedere, il total reward per i dipendenti di queste realtà si è trasformato negli anni in qualcosa di davvero importante, considerando i benefits e le iniziative di welfare aziendale e di attenzione al benessere delle persone, le quali possono attingere a molte proposte in linea con i propri bisogni professionali, personali e familiari.

Eppure, diverse di queste realtà hanno un livello di engagement e motivazione del personale poco elevato e alcune, addirittura, molto basso.

Come mai? Cosa sta succedendo?

Alcune domande mi sorgono spontanee:

Siamo sicuri che dedicare l’attenzione alle iniziative di wellbeing non distolga l’attenzione dell’HR e dell’azienda dal risolvere problemi organizzativi e comportamentali che incidono profondamente sull’engagement delle persone?

Non sarà che le iniziative di wellbeing sono come “cerotti” messi a tamponare cause e ferite molto più profonde?

Siamo sicuri che avere la palestra o il corso di yoga in azienda faccia salire l’engagement di una persona che si sente, dai colleghi o dai propri capi, poco rispettata, non ascoltata, scarsamente valorizzata e raramente utile?

Siamo certi che avere a disposizione il dietologo o lo sportello di ascolto possa accrescere la motivazione di una persona che ha il suo capo che nel quotidiano non decide o non condivide le informazioni?

E lo smartworking è una modalità che permette alle persone di lavorare con flessibilità e con un buon equilibrio vita-lavoro oppure è l’occasione per scappare da relazioni “tossiche” o da uffici e open-space trasformati sempre più in ambienti simili a quelli dei “polli da batteria”?

Io credo che le aziende abbiano davvero fatto passi avanti in termini di people care con iniziative e facilitazioni straordinarie. Penso però che l’HR e l’azienda non debbano dimenticarsi di agire anche sullo sviluppo organizzativo, cercando di andare alla radice dei problemi. E mi sorge il sospetto che in molte realtà qualcosa stia sfuggendo da questo punto di vista.

Altrimenti il rischio è quello di comportarsi come se si andasse a riempire di cerotti il corpo di una persona con una grave malattia agli organi interni e illudersi che guarisca, sia felice, motivata e produttiva.

 

Articolo pubblicato su Linkedin

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