Manager non fa rima con autorevolezza!

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Manager non fa rima con autorevolezza!

Siamo ormai entrati nella seconda metà del 2017, eppure la maggior parte dei Manager in Italia tende ancora a gestire i propri collaboratori con lo strumento dell’autorità e a usare poco quello dell’autorevolezza!

Certo, per un Manager usare l’autorità è più semplice e anche più veloce. Significa far leva su qualcosa che gli è stato assegnato dall’azienda nel momento in cui è stato nominato Manager. Questo strumento comprende il job title, la casella gerarchica in organigramma, la responsabilità di un team, lo status, le deleghe, ecc.

L’esercizio dell’autorità da parte del Manager si concretizza prevalentemente con un linguaggio che richiama il potere e che fa largo uso dell’imperativo: “dammi questi dati”, “occupati di questo”, “fate il risultato”, ecc. Questo linguaggio, usato tra l’altro molto spesso senza un “per favore” (troppe volte dimenticato o dato per scontato), presuppone che i collaboratori siano a disposizione del Manager, che siano in azienda per servirlo (ma non dovrebbero servire il cliente?).

Il Manager che fa largo uso dell’autorità dimentica però che le persone hanno il libero arbitrio. I collaboratori infatti hanno la possibilità di scegliere tra limitarsi a fare il “compitino” (dettato dal vincolo contrattuale del rapporto di lavoro) oppure metterci passione, entusiasmo e andare al di là di ciò che è stato richiesto dal proprio Manager, dedicandosi con “testa, anima e corpo”. Purtroppo un limite dell’autorità, quando non è accompagnata dall’autorevolezza, è quello di non saper spingere le persone ad andare al di là del “compitino”.

Ma allora perché la maggior parte dei Manager tendono a “scansare” l’autorevolezza? Perché è più faticoso! Presuppone un lavoro fatto prima di tutto su se stessi, basato su coerenza, disciplina, rigore, ascolto, gestione delle emozioni, coraggio, sicurezza e capacità di affrontare la discussione e il confronto e, non ultimo, saper e voler usare la testa per prevedere le conseguenze e gli effetti delle proprie azioni sulle persone.

Inoltre l’esercizio dell’autorevolezza genera nei comportamenti un capovolgimento della piramide gerarchica, perché presuppone che il Manager sia a disposizione dei suoi collaboratori per facilitarli nel servire il cliente e nel raggiungimento dei risultati. E questo è un cambio di paradigma non facile da accettare e realizzare da parte di alcuni di essi.

Oggi molti Manager, presi dall’operatività, dicono che non hanno il tempo per curare tutto ciò. Ma sono persone troppo intelligenti per non comprendere il valore aggiunto dell’autorevolezza nella gestione delle persone e, per questo motivo, non me ne vogliano, tendo a interpretare quel “non ho tempo” con “non ho voglia”.

Molti Manager così preferiscono continuare a usare lo stile di management che è stato loro insegnato attraverso l’esempio trasmesso dai loro stessi capi, perpetuando lo stile autoritario ricevuto, pur conoscendone i limiti e le conseguenze. Essere trattati con autorità, infatti, è rassicurante per alcuni collaboratori, perché non devono pensare e assumersi responsabilità.

E ancora oggi che siamo a meno di sei mesi dal 2018, mi capita di sentire tanti Manager sostenere che per gestire le persone serve “il bastone e la carota”, come se le aziende fossero vecchi teatrini di burattini e i collaboratori si chiamassero Arlecchino e Pulcinella!

 

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