Passione e umanità: ingredienti del lavoro

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Passione e umanità: ingredienti del lavoro

Nelle ultime settimane mi è capitato di frequentare il Pronto Soccorso di un noto ospedale milanese e il Pronto Soccorso di una struttura veterinaria, sempre di Milano.

In queste occasioni ho avuto modo di riscontrare diversi livelli di umanità, di attenzione, di compassione e di gentilezza da parte dei medici, degli infermieri e dei veterinari. Nella prima organizzazione ne ho osservato un livello esiguo, nella seconda elevato.

In effetti, ripensandoci, questa caratteristica l’avevo constatata anche altre volte in cui avevo frequentato queste differenti strutture mediche. Nei Pronto Soccorso di un ospedale, in diversi casi, a maggior ragione se non sei in “codice rosso”, ti senti trattato dal personale medico e infermiere come un numero, soprattutto se non sei il malato ma l’accompagnatore. In quelli zooiatrici, nella maggior parte dei casi, l’accompagnatore è considerato dal veterinario come una persona che soffre o che è preoccupata per il suo animale che non sta bene.

Mi sono allora chiesto il perché di questi diversi approcci.

Credo che, in entrambi i casi, per fare il mestiere del medico, ma anche quello dell’infermiere, e per fare il veterinario, ci voglia tanta passione. Dunque, la differenza non penso stia nel fatto che gli uni abbiano meno passione degli altri.

La risposta che allora mi sono dato è la seguente: chi svolge il mestiere del veterinario ama gli animali; chi invece fa il medico o l’infermiere non necessariamente ama le persone. Questa credo sia la differenza sostanziale.

Sia chiaro, non voglio generalizzare. Sono certo che molti medici e molti infermieri nutrano sentimenti forti e positivi verso l’umanità e le persone. Ma sono anche convinto che questa caratteristica non sia comune a tutti, almeno così quanto lo sia per chi svolge il mestiere del veterinario. Questi ultimi vogliono bene al “soggetto” della loro professione e, di conseguenza, provano spontaneamente compassione e dedicano attenzione e parole di conforto alle persone che stanno soffrendo o che sono preoccupate per il loro animale che non sta bene. Questo stesso atteggiamento è invece meno frequente da parte dei medici o degli infermieri per chi, nella sala d’attesa di un Pronto Soccorso di un ospedale, ha accompagnato una persona che si sente male.

Allora mi diverte spaziare ponendomi domande per analogia o similitudine.

Quanto sarebbe bello se tutti i professionisti, non solo avessero passione per il proprio lavoro, ma amassero anche il soggetto oppure l’oggetto del loro mestiere?

Come sarebbe il mondo della scuola se tutti i maestri e i professori volessero davvero bene ai loro bambini o ai loro ragazzi?

Quanto sarebbero efficaci tutti i commerciali se credessero davvero nel prodotto o nel servizio che vendono?

Come sarebbe elevato il livello di engagement e di motivazione in azienda se tutti i manager fossero davvero interessati genuinamente ai loro collaboratori?

Mi rendo conto che, in un mondo in cui avere un lavoro non è cosa semplice, riuscire a trovare un mestiere che corrisponda alla propria passione è una vera fortuna. Ma sono anche convinto che ogni passione per la propria professione possa essere coltivata e che ogni amore per i soggetti o gli oggetti del proprio mestiere dipenda da ciascuno di noi, dal nostro approccio, dal nostro atteggiamento, dalla cura, dall’attenzione e dal sentimento che mettiamo nel fare le cose.

Insomma, se lo vogliamo, possiamo essere tutti come tanti veterinari nel proprio mestiere!

 

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