Smart working, crisi ed economia del territorio

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Smart working, crisi ed economia del territorio

So che tocco un argomento delicato, che incide sulla sicurezza e che non risulta di semplice soluzione, ma voglio fare una riflessione frutto di confronti avuti nelle ultime settimane.

Io credo che le imprese possano svolgere un ruolo importante per la ripresa del paese a livello economico, ad esempio anche attraverso il modo in cui interpretano e organizzano lo smart working in questo periodo post lockdown.

Cosa sta succedendo?

Le aziende hanno capito che si può lavorare da casa e hanno anche compreso che questo può portare dei buoni risparmi in termini di costi.

Allo stesso tempo, le persone si sono abituate a lavorare da remoto e a gestire meglio il proprio equilibrio vita-lavoro.

Tutto farebbe inneggiare al “Viva lo smart working”!

Ma ci sono dei “però”.

La maggior parte delle persone, dopo essere state tre mesi rinchiuse a casa, lamenta un bisogno di socialità: sente la mancanza del caffè e dei pranzi con i colleghi, avverte la riduzione dei momenti di relazione, la carenza di un confronto maggiore e più immediato con altre persone.

Il lavoro da remoto non è stato davvero “smart” e alcune organizzazioni, prevalentemente medio-piccole, sentono la necessità di una maggiore sinergia e lavoro di squadra tra le persone per essere più efficaci.

Ma chi ne ha risentito più di tutti è il territorio: la maggior parte dei bar, dei ristoranti e del mondo del commercio in generale, dopo essere stati forzatamente chiusi a causa dell’emergenza, sta vivendo momenti economicamente non facili dovuti non solo alle norme sul distanziamento ma, in molti casi e soprattutto nelle città, all’assenza delle persone durante la pausa pranzo per effetto dello smart working.

Io credo che gli Imprenditori, le Direzioni HR e il Management aziendale abbiano anche una responsabilità sociale per l’impatto e le conseguenze sulla comunità delle decisioni in tema di rientro e smart working.

Le aziende che decideranno di non far rientrare la maggior parte dei propri dipendenti in ufficio genereranno un forte impatto, probabilmente negativo, sull’economia del territorio, che influenzerà non poco sull’economia del Paese.

Il mio invito agli Imprenditori, alle Direzioni HR e al Management aziendale è quello di pianificare il rientro graduale in sicurezza tenendo presente non soltanto il risparmio dei costi relativi al far lavorare da casa, ma anche la flessibilità richiesta dalle esigenze delle persone in termini di equilibrio vita-lavoro, il bisogno di socialità domandato da altre persone, la necessità di maggiore sinergia e interazione trasversale tra i gruppi di lavoro e l’esigenza del territorio di far muovere l’economia.

Per quest’ultimo aspetto lo Stato dovrà dare una mano alle imprese rendendo meno elevato il rischio legato alla sicurezza delle persone nei luoghi di lavoro per effetto del Covid-19.

La ripresa economica e psicologica dall’emergenza che abbiamo vissuto passa anche dal senso di responsabilità e quindi dalle decisioni di ciascuna azienda e dall’impatto di queste non solo sul proprio “orticello” ma anche sulle persone, sul territorio e sulla sua economia.

 

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